dettagli oggetto

inventory

128299.2

name

Lotto

type

-

material

-

geographic area

Anatolia

zone

occidentale

date

16° secolo, inizio

inscriptions

-

height

177

width

108

fragment

-

collocation

-

Tappeto ad arabeschi “Lotto” in stile anatolico
Anatolia occidentale
1500 circa
cm 177 x 108
inv. 128299

Il disegno di questo tappeto, certamente uno dei decori più amati in tutta Europa, deve il suo soprannome al pittore Lorenzo Lotto, che lo immortalò nella pala Elemosina di sant’Antonino (1540-1542)1, sebbene la sua prima apparizione in pittura risalga al 1516, nel Ritratto del cardinal Bandinello Sauli, del segretario e di due geografi di Sebastiano del Piombo. Entrambi i pittori veneziani testimoniano il medesimo accostamento di disegni di campo e bordura presente nel tappeto Zaleski e suggeriscono dunque l’esistenza di un esemplare simile almeno nell’ultimo quarto del 1400. La fortuna di tale motivo ne prolungò la vita di circa un secolo e ne diffuse la presenza fino al lontano Portogallo. L’Anatolia occidentale sembra il luogo di provenienza di un folto numero di questi esemplari.

Secondo la classificazione di Charles Grant Ellis, i tappeti “Lotto” si possono suddividere in tre gruppi, ciascuno identificato da una specifica versione degli arabeschi. Il primo insieme, ritenuto il più antico, riceve la qualifica di stile “anatolico”, che corrisponde al disegno originale da cui le altre sembrano originare; il secondo, non molto distante nel tempo, viene definito di stile “kilim”, per una caratterizzazione geometrica del disegno; il terzo è detto stile “ornato”, per le minute ornamentazioni aggiunte: piccoli ganci, riccioli e sbarrette. I disegni di bordura variano a seconda dei gruppi, con ovvie sovrapposizioni. Nel primo si incontra un buon numero del tipo pseudo cufico “aperto” e un numero minore del tipo “chiuso”, a seguire il disegno a cartigli o mezzi cartigli. Il secondo gruppo presenta invece una buona percentuale di disegni pseudo cufici “chiusi” seguiti da altri disegni, tra i quali nastri di nuvole. L’ultimo utilizza cartigli, arabeschi e palmette. Nel Seicento si trova testimonianza di una classe di esemplari, tra cui molti ritrovati in Transilvania, dalle dimensioni ridotte, il cui campo è drasticamente contratto a favore del bordo variamente ornato.

Il tappeto qui presente appartiene al primo gruppo. Nel raffronto col modello più antico, il motivo pseudo cufico “aperto” presenta una ricomposizione degli elementi caratteristici in moduli “nuovi”: due elementi verticali di altezza diversa con ganci rivolti all’interno sono collegati da uno stretto motivo di raccordo e dall’usuale linea verticale, in una versione tipica dei “Lotto”, raramente intrecciata “sopra e sotto”.

Le caratteristiche del disegno di campo, reso da linee segmentate, profili “piumati” e stilizzazione, traducono un impianto modulare derivato dall’accostamento di due motivi, uno di forma ottagonale e uno cruciforme. Quest’ultimo riprende un tema caro alla decorazione quattrocentesca dei tappeti “dipinti” nei manoscritti persiani e suggerisce la derivazione dai tralci intrecciati dello stile “internazionale”: sviluppatosi in particolar modo nelle corti dell’Asia centrale, esso aveva infatti largamente diffuso le sue composizioni di arabeschi. Un folio miniato del 1411, composto alla corte timuride di Shiraz (Iran meridionale), ne è precisa testimonianza con gli arabeschi raccolti in figurazioni dove si possono riconoscere i modelli di due motivi “Lotto”: l’arabesco chiuso in punta a forma di bocciolo, e uno più piccolo con due occhielli. Simili composizioni si trovano anche in un gruppo assai antico di tappeti persiani, cosiddetti “Tabriz” a medaglione, datati al XV e XVI secolo, di cui è un esempio il tappeto qui esposto.

In Anatolia tali disegni del XV secolo si perpetuarono anche in quello successivo. Nelle sue forme migliori e antiche, questo decoro presenta una molteplicità di letture grazie alla possibilità di accorpare i due disegni principali in diverse composizioni, come se l’occhio fosse guidato da forme geometriche sottostanti, solitamente cerchi e poligoni. Questo effetto è particolarmente visibile in un rarissimo gruppo di tappeti in stile “ornato”, un cui esemplare è esposto in mostra. Tale lettura multipla non doveva risultare difficile in una tradizione decorativa abituata agli incastri geometrici, quale era quella islamica.

Gli elementi stilistici fin qui esaminati, il tratto morbido e la cornice esterna a meandro fiorito, un lascito quattrocentesco, suggeriscono con ragionevole certezza per questo esemplare Zaleski una datazione al 1500 circa.