object details

inventory

181384.3

name

Bellini

type

preghiera

material

-

geographic area

Anatolia

zone

occidentale

date

16° secolo, II metà

inscriptions

-

height

177

width

134

fragment

-

collocation

-

Tappeto a nicchia “Bellini”
Anatolia
XVI secolo, seconda metà
cm 177 x 134
inv. 181384

Famiglia allargata è l’espressione che meglio descrive un insieme di tappeti assai diversi tra loro per lavorazione, scelte cromatiche e decori, e con il disegno di campo come unico comune denominatore: una nicchia con volta triangolare che porta invariabilmente alla base una rientranza, esile o pronunciata, a forma ottagonale. Tra i vari motivi possibili all’interno dello spazio sacro, una lampada appesa alla volta e un medaglione centrale sono sempre presenti. La santità della rappresentazione è sancita dalla coincidenza della nicchia con il mihrab, ricavato nel muro rivolto alla Mecca e dedicato alla preghiera all’interno della moschea, mentre la lampada richiama la luce della presenza divina. La pia invocazione del fedele risuona in uno dei disegni più tipici che ornano il profilo della nicchia: il nome di Allah. Questo è ripetuto lungo la fascia con una sola delle sue lettere, così da poter essere trasformato in “decoro”, e similmente anche altre ornamentazioni possono suggerire immagini del sacro, la cui rappresentazione è vietata nell’Islam.

I motivi di bordura fanno risalire l’epoca nobile di questi esemplari tra Quattro e Cinquecento, quando iniziarono a comparire anche nella pittura italiana. Il famoso quadro di Gentile Bellini raffigurante un esemplare che, nelle parti esposte, è del tutto simile a un tappeto conservato al museo del Topkapı, è infatti datato al 1475-14854. La varietà delle bordure presente nella famiglia (da quelle pseudo cufiche, a meandro di palmette e ad arabesco, fino alle cosiddette “gotiche”) sembra invero indicare una larga e diffusa produzione di cui poco è rimasto.

Ancora a Venezia, si deve a Giovanni Bellini una raffigurazione particolarmente vicina al qui presente esemplare Zaleski, sotto i piedi del Doge Loredan e alcuni nobili: sul fondo rosso intenso si legge la nicchia triangolare e al centro il medaglione, dalla forma smerlata con apici a punta e decorato con un classico motivo arabescato a quattro elementi con pendenti apicali e una bordura, forse a meandro di palmette. Nel tappeto esposto in mostra la lampada si triplica, la rientranza accoglie una rosetta e incroci di germogli punteggiano campo e cantonali, distanziandosi così dall’essenzialità di quello dipinto. La bordura, del tutto originale, sembra aver preso spunto da un motivo particolarmente elaborato composto da arabeschi intrecciati e palmette poste “sopra”, “sotto” e “dentro”, quasi a dover replicare la complessità di un fitto decoro coevo “alla persiana”. Non sarebbe del tutto inappropriato immaginare che anche lo stile safavide, attraverso miniature e tappeti, fosse diventato in qualche modo un modello di riferimento.

Questo originalissimo tappeto offre la visione di un disegno classico rivisitato con la sensibilità artistica di un distretto abbastanza vicino ai modelli di riferimento per poterne ricordare i dettagli, ma al contempo sufficientemente lontano per poterli ricreare attraverso una distinta originalità. Una datazione alla seconda metà del XVI secolo renderebbe merito a queste considerazioni.